Lamone: la Selva dei Briganti

Nel regno di Tiburzi

Trekking nell’impenetrabile selva del Lamone. Tra alberi secolari che ci raccontano il passare del tempo, i sentieri un tempo percorsi dal brigante Tiburzi, il re del Lamone, antichi abitati, muri a secco e leggende popolari…

  • Il percorso è perlopiù pianeggiante ma su sentiero molto sconnesso, per cui si raccomanda l’uso di buone scarpe da trekking e sono consigliati i bastoncini
  • L’ingresso all’area protetta è subordinato al rispetto del regolamento
Snow Sports Adventure

Periodo

Da settembre a giugno
Downhill Skiing

Durata

Tutto il giorno
Downhill Skiing

Difficoltà

medio facile (e)
Ski Racing

Percorso

8 Km
Ski Racing

Dislivello

200 m
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Info Attività

Ski Areas and Parks

Costi Aggiuntivi

  • nessuno
Snow Sports

Da portare

  • Scarpe da trekking
  • Giacca a vento impermeabile
  • Bastoncini da trekking
  • Zaino con acqua e pranzo al sacco
Snow Sports

Su misura

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Perché un trekking nella Selva del Lamone?

Un tempo il territorio al confine tra Lazio e Toscana era un’unica foresta. Il Lamone è quello che rimane di questo bosco ostile e impenetrabile.

Eppure i boschi erano più popolati e conosciuti di oggi: cacciatori, taglialegna e carbonai, pastori e butteri, eremiti e cercatori d’oro. E poi contrabbandieri, briganti e i carabinieri che li inseguivano spesso invano. Le storie di Tiburzi, tra memorabili scontri a fuoco, inganni e travestimenti echeggiano ancora tra gli alberi della Selva del Lamone.

Il bosco e l’uomo

Gli antichi insediamenti, ancora visibili nel bosco, sono le tracce di uomini che traevano ispirazione dal vivere in natura alla stregua di un animale selvaggio che riconosce nella selva la propria casa.

La Selva del Lamone, anche se a lungo frequentata dall’uomo, è uno degli esempi più importanti di bosco relitto del centro Italia. In esso trovano riparo, raramente disturbati, animali selvatici come tassi, istrici, volpi, cinghiale, martore, caprioli e addirittura gatti selvatici.

Nella selva oscura

Ancora oggi sono molte le leggende e le storie di fungaroli ed escursionisti incauti che si smarriscono nel folto, raccontate con fondo di verità.

Cosa rende così “ostile” questa foresta? Forse il sottobosco spinoso o gli incredibili ammassi di roccia? Forse la presenza di aree impenetrabili, dove si nasconde il gatto selvatico, il tasso, la martora, che osservano senza essere visti. Forse gli inganni che Tiburzi ha teso ai suoi inseguitori ancora hanno effetto su di noi…

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