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Parco della Marema: Lupo è bello!

Il parco della Maremma, conosciuto anche come Parco dell’Uccellina, è un’area protetta regionale dallo sviluppo contenuto: circa 10.000 ettari. Ma non è la dimensione che fa l’importanza di un parco quanto ciò che contiene.

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L’Uccellina riunisce in sé, come un puzzle naturale, ambienti diversissimi , alcuni quasi scomparsi ( come le aree umide e i paduli) molto ravvicinati, creando nicchie ecologiche molto diverse in spazi ravvicinati. Così, con un trekking anche solo di una giornata, è possibile sperimentare ambienti tra loro molto diversi: macchia mediterranea e leccete (ormai rare), ambienti antropizzati da secoli ( come gli oliveti o le pinete) , spiagge con ambienti dunali straordinariamente conservati. Ed è possibile incontrare animali ma soprattutto trovare molte tracce di quelli più elusivi, come il lupo, che frequenta assiduamente i sentieri del parco fin dal 2015. Oggi sono 3 i branchi che insistono sull’area del parco, con numeri di individui tra i 15 e i 25 a seconda della stagione e del momento evolutivo del branco. Svolgono un ruolo importantissimo, quello di predatori al vertice delle catene alimentari. Il lupo mangia infatti soprattutto grossi mammiferi come cinghiali (circa il 45% delle sue prede) e daini (30%), ma anche caprioli e nutrie (5-7% ciascuno). L’abbondanza di queste prede fa sì che nel Parco solo il 4% della sua alimentazione sia costituita da bestiame domestico, creando pochi problemi di convivenza con l’uomo. Il restante 7% della dieta è costituito da frutti selvatici.

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Il ritorno del lupo ha cambiato l’equilibrio dinamico dell’ecosistema, dove ogni specie è legata alle altre da rapporti anche molto complessi. Rispetto al passato, ad esempio, i daini sono più attivi di giorno, quando il lupo non esce a caccia, ed infatti è più facile avvitarli con i camminatori durante i trekking; alcuni studi preliminari suggeriscono che i cinghiali girano in gruppi più numerosi, per difendersi meglio, mentre la volpe ne ha tratto profitto perché si può nutrire anche dei resti delle carcasse delle sue prede.
L’effetto più importante del completamento delle catene alimentari è però il progressivo riequilibrio dell’ecosistema. In assenza di predatori, gli ungulati diventano troppo numerosi e a farne le spese è la vegetazione, soprattutto gli alberi e le piante del sottobosco, che fanno fatica a rinnovarsi.
Magari fosse facile vederli: di giorno i lupi restano ben nascosti nelle zone più inaccessibili, vanno a caccia dal tramonto all’alba, ed evitano accuratamente gli esseri umani, come fanno peraltro anche istrici, tassi e gatti selvatici. Accontentiamoci di trovare le sue tracce sui sentieri e sulla sabbia delle spiagge, soprattutto a Cala di Forno: un’emozionante prova della sua presenza.

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