L’angolo delle curiosità

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Bruciamo l’invernu!

I riti del fuoco nella terra dei tufi

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A Pitigliano si svolge da secoli una festa che sancisce la fine dell’Inverno (o Invern-u- secondo il vernacolo locale) e l’arrivo della Primavera.
Si tratta della Torciata di San Giuseppe, un evento che cade il 19 di Marzo e ha origine in tempi remoti, difficilmente inquadrabili in un preciso momento storico.
Le sue caratteristiche principali sono la monumentalità del puccio, un grande fantoccio di paglia alto alcuni metri, adornato con elementi vegetali dai volontari del paese per fare occhi, naso, orecchie… Il rito vero e proprio inizia però nel momento in cui arrivano i torciatori, ragazzi più o meno giovani, incappucciati, che risalgono le Vie Cave con fasci di canne infuocate e, arrivati in Piazza, bruciano il Puccio al grido di EVVI-EVVI-EVVIVA SAN GIUSEPPE!

Il rito sembra essere l’evoluzione di una festa paesana, più precisamente del rione di “Capisotto”, il quartiere all’estremità sud-est dello sperone di tufo su cui sorge Pitigliano. Negli anni è diventata una festa apprezzata da tutti, anche dai molti turisti che ogni anno vengono a vederla e quindi si è spostata in Piazza del Comune, più idonea a contenere il grande falò.

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Questo spettacolare rito del fuoco inizia proprio dalle Vie Cave, profonde strade scavate nel tufo in epoca etrusca, che caratterizzano l’area e testimoniano, tra le altre cose, l’antichità storica del paese.
Gli Etruschi sono stati probabilmente i più antichi custodi di tali riti di passaggio, utilizzati per scandire i raccolti, il passaggio del tempo e delle stagioni, in stretta relazione con la natura di cui erano esperti conoscitori.
Il periodo dell’Equinozio di Primavera era da loro identificato con la Dea dell’aurora e della rinascita, chiamata Thesan. In questa occasione gli Etruschi rendevano omaggio alla Dea Flora, protettrice dei fiori e della vegetazione. Venivano organizzate processioni, sacrifici, banchetti.

Le radici della Torciata di San Giuseppe affondano nell’antichità e rivelano l’ancestrale bisogno dell’uomo di esaltare la luce come principale fonte di vita. Sono per questo strettamente connessi al mondo rurale e, al termine della festa, è rimasta l’usanza di raccogliere le ceneri del Puccio e disperderle nelle campagne e negli orti, come buon auspicio per il raccolto.
Last but not least….sarà possibile assaggiare le deliziose frittelle di San Giuseppe!
Dolcetti fatti con riso cotto nel latte e poi fritto, da non perdere.

Con le nostre proposte vi guideremo alla scoperta dei territori in modo sereno e rilassato, godendoci i momenti e i luoghi che visiteremo senza programmi di viaggio serrati e stressanti. Abbiamo pensato per voi esperienze coinvolgenti di scoperta del territorio: progettiamo e realizziamo esperienze su misura.

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